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Spesso, nel mondo della musica, l’atto di deposito di un marchio o un titolo da parte di un’artista funge da campanello d’allarme e non sempre in modo positivo. Questo è ancor più vero in America, dove le news corrono veloci e sono sempre alla portata di tutti. Ed è così che la notizia che lo scorso 8 Febbraio, la Kiss Catalog Ltd., la società di edizioni proprietaria del patrimonio intellettuale dell’omonima band, ha depositato il marchio “The End of the Road“. Tale documento certifica l’appartenenza alla band di tutti i diritti inerente questo marchio, specialmente legato a spettacoli ed eventi dal vivo.

La notizia ha subito messe in allerta i fan della band di Gene Simmons, interpretando l’atto come la preparazione di un tour di addio da parte del gruppo. Eric Clapton, Paul Young, Elton John; sono tanti gli artisti della vecchia guardia che hanno annunciato il proprio ritiro dalle scene negli ultimi tempi e i prossimi potrebbero essere proprio i Kiss.

Non sarebbe la prima volta che la più trasgressiva rock band di sempre minaccia di abbandonare il mondo dello spettacolo. Già quasi 20 anni fa, più precisamente nel 2000, il “Farewell Tour” sembrava preannunciare l’imminente ritiro del quartetto. Tuttavia, i Kiss continuarono a suonare e tempo dopo, Paul Stanley dichiarò che il nome fuorviante della tourneè altro non fosse che un tentativo per far tornare il gruppo agli antichi fasti, dopo un lungo periodo di contrasti fra i suoi membri. Alla fine, il tour diede ragione alle sensazioni dei musicisti, ossia che i fan non volevano assolutamente rinunciare a loro.

L’anno scorso, il bassista Gene Simmons, durante un intervista al Glasgow Live ha dichiarato: “Il nostro è uno dei lavori più duri tra quello di tutte le band. Ogni sera mi metto addosso chili tra trucco e armatura, salgo su zeppe di 20 centimetri, sputo fuoco, vengo sospeso a mezz’aria e tutta quella roba lì. Col senno di poi, sarebbe stato più facile fare come gli U2 o i Rolling Stones, indossando T-Shirts e scarpe comode, ma abbiamo invece deciso di prendere la strada più dura. Non riusciremo più a fare queste cose quando avremo 70 anni, e adesso io ne ho 67. Manderemo avanti lo show per qualche altro anno, poi quando capiremo che sarà il tempo di ritirarci, lo faremo e lo faremo nel modo giusto, cioè con una grande festa. Credo che dovremmo fare qualcosa che scuota il pianeta. Qualcosa di grande e mondiale e magari gratis.

Più positivo sembra essere invece il chitarrista Paul Stanley, che ha asserito: “Quando i Kiss originali non esistevano più, era diventato chiaro per noi che, in qualche modo, siamo molto più simili ad una squadra sportiva. Non cadiamo nei limiti delle altre band, perché non siamo altre band. Quindi, ad un certo punto, mi piacerebbe vedere qualcuno prendere il mio posto, perché amo la band.

Insomma, il fondatore vorrebbe che l’eredità della band venisse perpetrata e che il gruppo continuasse a vivere nel tempo, anche senza i suoi membri originali. Ma a questo punto, si potrà davvero dire ancora che quelli sono i Kiss?