A segnare la chiusura dell’estate e l’imminente arrivo dell’autunno non poteva non esserci un importante evento. Parliamo della finale del NANO Festival, celebre contest musicale che coinvolge talentuose band emergenti. Il festival, alla sua nona edizione, ha avuto la possibilità di affermarsi a giovani dotati, come gli Urban Strangers, vincitori non solo della scorsa edizione del festival, ma anche della precedente edizione di X-Factor. La finale, come l’intero festival, si è svolta al Cratere di Ercolano, all’ombra del Vesuvio. L’intero festival, come la finale, è stato condotto da Sabba (Salvatore Lampitelli), leader di Sabba e Gli Incensurabili. All’ultima serata di questa edizione sono giunti 3 gruppi: Kafka sulla Spiaggia, Baaristi Muuti e No Profit Club. A pochi minuti prima della loro esibizione, Nick di Le Interviste di Nick è riuscito ad ottenere una breve ed esclusiva intervista da tutte e tre le band finaliste. I tre gruppi sono stati chiamati a rispondere ciascuno a 5 medesime domande. Le voci dei membri si sono unite per rispondere come se fossero una sola rappresentazione della voce stessa della band. Prima di parlare della serata, andiamo a vedere quali sono state le risposte dei finalisti alle seguenti domande:
1) Come avete scelto il vostro nome?
2) Come descrivereste il gruppo in poche parole?
3) Cosa ne pensate della vostra musica e a chi vi ispirate?
4) Come vi sentite dopo essere arrivati fin qui?
5) Perché suonate e cosa vi spinge a dare tutto voi stessi per la musica?
Kafka sulla Spiaggia
1) Il nome è ispirato all’omonimo romanzo di Haruki Murakami. E’ un racconto che ha fatto vibrare le nostre corde, di storie vissute e situazioni da noi affrontate. Sono situazioni che hanno coinvolto tutti noi e per queste sensazioni abbiamo deciso di adottare questo nome. E anche perché fa figo.
2) Come il fluire di quattro energie parallele, che si raccordano in una cosa sola, un’unica identità. Ognuno di noi ha le proprie esperienze e background musicali e li mette al servizio degli altri.
3) Noi pensiamo che la nostra musica sia semplicemente un modo per riflettere il nostro modo di esprimerci nella società. Speriamo comunque che chi ci ascolta possa anche recepire il nostro pensiero e comprenderlo.
4) E’ bello e molto emozionante. Abbiamo assistito negli anni precedenti a questo festival come spettatori. Abbiamo già partecipato e vinto un contest precedentemente, ma questa è la prima volta che diamo così tanto, con la speranza di arrivare in finale e alla fine ci siamo arrivati. Bisogna cercare di avere in mano la situazione, specialmente per quanto riguarda le persone che ti ascoltano. La nostra coesione ci permette di sopperire a tutto quello che non abbiamo. Penso che noi insieme possiamo fare almeno qualcosa di buono per tutti. Diciamo che noi quattro insieme siamo un buon uno.
5) La risposta è molto semplice: perché non ne possiamo fare a meno. Se no non saremmo qua. Nessuno di noi ha avuto la fortuna di avere un’istruzione musicale, ciononostante non possiamo smettere. Non possiamo né vogliamo smettere. Questa è l’opportunità di mettere in piedi qualcosa di concreto insieme. Tuttavia, anche se non dovesse andare in porto, in futuro ognuno di noi continuerà a suonare, fosse uno strumento come un campanello.
Baaristi Muuti
1) Il nome è tratto da un episodio di vita vera. Noi tutti ci siamo trovati in un bar, gestito da numerosi stranieri. La cosa più particolare era però che tutti i baristi di questo locale erano sordomuti e da qui il nome.
2) Ci sarebbero tante cose da dire, ma più semplicemente, i Baaristi Muuti sono un’agglomerato di esperienze, un’insieme di esistenze. Noi quattro ne siamo i rappresentati, ma in realtà i Baaristi Muuti sono miliardi. Alla fine siamo un’incontro tra umanità diverse per vivere le nostre esperienze al 100%. E poi, ci piace inventare descrizioni.
3) Radiohead, Pink Floyd, Kilimangiaro, Cream. Solitamente ascoltiamo gente morta, artisti scomparsi. Diciamo che tra noi quattro insieme, abbiamo un ascolto di generi molto vari. Ci piace spaziare anche da generi commerciali fino a sonorità più complesse e impegnate. Noi comunque non riusciamo ancora a catalogare la nostra musica, il nostro genere, per cui ci piace chiamarlo Gas Rock. Non ci piace pensare ad una situazione musicale già predefinita, quindi cerchiamo sempre di sperimentare nella maniera più sciolta e puntigliosa possibile. Cerchiamo di scoprire nuovi suoni, per migliorarci ma anche per comunicare agli altri sensazioni e vibrazioni che nascono in noi. Cerchiamo di dare più spazio alla sensazione e all’esperienza sonora che al genere in sé.
4) Ci sentiamo bene, siamo contenti, anche perché siamo in giro da poco. Arrivare in finale in un contest di una tale importanza è un traguardo assolutamente importante. Questo è solo il nostro quarto live. Essere giunti ad un simile risultato ci ripaga molto, quindi siamo più che felici. E’ bello sapere che il nostro lavoro ha avuto un riscontro positivo. Ci troviamo bene insieme e speriamo sempre di poter stabilire con gli altri, col pubblico, una comunicazione.
5) Le sensazioni che proviamo, la comunicazione che avviene tra noi e il nostro pubblico e la nostra voglia di esprimersi. La musica per noi è tutto. La specie umana ha coniato diversi modi per tramandare le informazioni, come la parola e la scrittura. Chi fa musica, secondo noi, è semplicemente più abile a comprendere e a comunicare con gli altri. Per noi la musica è l’unico modo, per esprimere certe cose.
No Profit Club
1)Il nome è nato un po’ casualmente, ma è principalmente un nome ironico. L’esigenza del trovare un nome ironico nasce dal fatto che quando si fa musica, specialmente agli inizi, bisogna scendere a molti compromessi. Problemi di ingaggi, e soprattutto dover suonare spesso senza essere pagati, problemi del genere. Club per la forte intesa che c’è tra di noi. Ma in realtà non lo sappiamo bene nemmeno noi.
2) Siamo una formazione particolare, dove ognuno di noi proviene da esperienze diverse. Quello che ci accomuna e che ci lega è comunque l’amore per il Jazz.
3) L’ispirazione è qualcosa di inevitabile. In un modo o nell’altro, ciascuno di noi viene influenzato da quello che ascolta, che ama. C’è chi ascolta musica Internazionale, musica Latina, musica Africana. C’è un po’ di tutto, è quello il bello. La nostra musica non è di un genere ben definito, ma il frutto dell’incontro delle nostre passioni. Ogni pezzo racconta una storia a sé.
4) Per alcuni di noi più avanti con l’età non cambia tanto, mentre per altri è sicuramente stata un’esperienza più significativa. L’idea di partenza comunque era di fare musica e basta, senza porsi troppe domande. Poi, se c’è stato un riscontro positivo è sicuramente dovuto al nostro impegno e alla nostra passione.
5) La musica è passione, ma è anche terapia, libertà di espressione. Quando fai qualcosa che ami non ne senti il peso, né lo sforzo.
La serata è definibile con le 3 E: entusiasmante, elettrizzante, eccitante. I gruppi si sono esibiti uno dopo l’altro portando sul palco ognuno il proprio stile, la propria passione, il proprio amore per la musica. Rock, Pop e Jazz si sono mescolati per creare una serata unica. Ma nonostante la grande performance di tutti i finalisti poteva esserci un solo vincitore e il pubblico ha deciso. I vincitori del NANO festival 2016 sono stati i Kafka sulla Spiaggia, nuova grande rivelazione di quest’anno. Ovviamente, facciamo i complimenti anche agli altri finalisti per il grandioso risultato raggiunto. Noi delle Interviste di Nick siamo orgogliosi di aver avuto la possibilità di intervistare questi talenti emergenti. Anche la Sud in Sound non ha perso occasione di presenziare all’evento e di premiare tutti i finalisti. Speriamo di poter seguire i loro futuri successi.
Per seguire i gruppi e avere informazioni su di loro e i loro eventi, segui le pagine ufficiali di Kafka sulla Spiaggia, Baaristi Muuti e No Profit Club. Non perdete inoltre i prossimi articoli di “Le interviste di Nick”e le prossime iniziative Sud in Sound.